Con l'approvazione del cosiddetto Decreto per lo Sviluppo, varato dal governo giovedì scorso, si è aperto un confronto imprevisto tra Unione Europea e Italia, riguardo alla norma che dà autorizzazioni per 90 anni per la concessione dei diritti sulle spiagge italiane. L'obiettivo della norma sarebbe quella di aumentare gli investimenti nel settore turistico-balneare, garantendo agli imprenditori un orizzonte temporale molto lungo, tale da rendere convenienti proprio l'impiego di nuovi capitali. Inoltre, il governo non fa mistero che tale norma serva per evitare che pezzi così importanti del demanio pubblico possano andare in mani straniere. E dalla Commissione UE arriva una bacchettata, sebbene ancora non ufficiale. Il commissario al Mercato Interno, Michel Barnier, si è detto stupito delle notizie di stampa, che prevederebbero concessioni così lunghe e una sorta di automaticità nel loro rinnovo, ponendo gli attuali concessionari in una posizione di privilegio, a tutto discapito della concorrenza e del libero mercato. La Commissione fa riferimento al Trattato UE, che all'art.49 prevede la libertà di stabilimento, così come all'art.12 vieta il rinnovo automatico delle concessioni e di porre i concessionari uscenti in una posizione di privilegio. Se l'Italia non provvederà a conformare la nuova disciplina ai criteri europei, il prossimo passo potrebbe essere l'apertura di un procedimento di infrazione a carico del nostro Paese.

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