La mediazione? Un pasticcio all'italiana. È questo il pensiero dell'Oua, Organismo Unitario dell'avvocatura italiana che, chiamato a esprimersi sulla mediazione civile obbligatoria, da poco entrata in vigore nel nostro ordinamento, ha dato un parere negativo rispetto all'introduzione di questo istituto. Il commento nasce dalle dichiarazioni di Tilla, Presidente dell'Oua che a pochi giorni dall'astensione dalle udienze prevista per il 14 e 15 aprile ha preparato un documento inviato a tutti i parlamentari in cui viene "fotografata" l'anomalia italiana dell'obbligo della mediazione civile, rispetto a tutti il resto del mondo, dove la conciliazione rappresenta un potere-dovere del giudice e non un obbligo: "In Francia, in Inghilterra e in Germania - ha dichiarato Tilla - è molto forte il ruolo del giudice e si preferisce la conciliazione all'interno del processo. La conciliazione stragiudiziale è sempre facoltativa. Analoga e' la situazione in Spagna, Olanda e Belgio. Negli Stati Uniti il sistema è basato su una pluralità di procedure di conciliazione, sempre facoltative. Nei sistemi di common law - continua il presidente Oua - i poteri conciliativi del giudice si inseriscono all'interno di un processo portato alla soluzione consensuale delle liti e rappresentano quindi la naturale manifestazione del potere giudiziale, nei sistemi di civil law invece i poteri conciliativi si inseriscono all'interno di procedimenti orientati ad ottenere una risoluzione del conflitto". "In ogni caso - ha concluso Tilla - le procedure di conciliazione stragiudiziale che si collocano al di fuori del processo non assumono in nessun ordinamento, tranne in casi di scarsa valenza, il carattere della obbligatorietà, proprio per evitare una crescita selvaggia e incontrollata di forme private e amministrate di conciliazione/mediazione, offerte da enti e associazioni privati su base tendenzialmente concorrenziale e in assenza di qualunque connessione con il processo giurisdizionale".
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